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Conferenza Pasci il Gregge 2017

 

Spesso i credenti cercano in tutti i modi di evitare il conflitto, ma molte delle esortazioni presenti nella Scrittura e che riguardano i rapporti interpersonali rendono inevitabile il conflitto.

Come risolvere i nostri conflitti in modo biblico?

Con grande onore e gratitudine siamo lieti di annunciare l’evento annuale organizzato dall’ Accademia Teologica Italiana:
Conferenza Pasci il Gregge 2017 dal tema “Come risolvere i conflitti in modo biblico” con il privilegio di ospitare come oratore Lou Priolo, autore del libro Resolving Conflict, consulente biblico a tempo pieno dal 1985.
Lou porterà il nostro sguardo attraverso i principi biblici della risoluzione dei conflitti, mostrandoci ciò di cui necessitiamo prima, durante e dopo il conflitto. Passi pratici, consigli e argomenti specifici per essere aiutati ed essere strumenti per aiutare altri a risolvere il conflitto.

La nostra convinzione: Essere un operaio che non abbia di che vergognarsi

 

Nel ministero pastorale non esiste un sostituto al duro lavoro. Il mandato per il ministro di Gesù Cristo è molto semplice e chiaro: compiere ogni sforzo per adempiere il duro lavoro. John Stott, nel suo commentario su 2 Timoteo, considera questo come una lezione molto importante per la vita Cristiana; si riceve la benedizione attraverso il dolore, il frutto attraverso la fatica, la gloria attraverso la sofferenza. Niente viene a noi facilmente e possiamo vedere questo sia nell’ambito secolare che nella Scrittura. Coloro che sono chiamati da Dio non lavorano duramente al fine di raggiungere un interesse o un vantaggio personale, ma hanno una motivazione ben precisa per cui sforzarsi e un modo ben preciso in cui sono chiamati a farlo. Paolo rivela tutto questo in modo chiaro e conciso nella sua seconda lettera a Timoteo, quando lo esorta a sforzarsi di presentare se stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità (2 Tim 2:15).

Questa esortazione presenta il compito di ogni uomo di Dio. Egli deve essere diligente; deve sforzarsi. Questa deve essere la caratteristica principale del suo ministero. Questo è il modo in cui Timoteo risponderà alla chiamata di fortificarsi che apre il capitolo 2 della lettera, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù (2:1). Oltre a fortificarsi, Timoteo è chiamato ad affidare la verità a uomini fedeli, sopportare le sofferenze con la sua perseveranza e tenacia (2:2-3). I lavoratori che faticano saranno dei modelli da osservare per Timoteo: il soldato, l’atleta, l’agricoltore; la vita stessa di Paolo sarà esemplare per Timoteo e, naturalmente, il Signore Gesù Cristo che, con la sua incarnazione, morte e risurrezione, è passato dalla sofferenza alla gloria. Timoteo dovrà sopportare ed essere fedele proprio come il Signore stesso; dovrà lavorare sodo che è anche la chiave per evitare l’empietà e la malvagità. La diligenza nello sforzarsi, in altre parole, protegge l’uomo di Dio dall’essere squalificato nel suo ministero e dall’essere usato, preso prigioniero, come uno strumento del diavolo.

Quindi questo è complessivamente il comando ed il carattere con cui il servo del Signore deve andare alle sue fatiche pastorali. Il quadro non ha niente a che fare con lo stringere i denti. Piuttosto consiste nel lavorare diligentemente, nel fare del proprio meglio, avendo in mente una specifica motivazione. C’è qui una prospettiva, un’aspettativa intenzionale. Il duro lavoro è finalizzato a presentare se stessi dinnanzi a Dio come uomini approvati e fedeli. In un commento Calvino descrive Timoteo come colui che mantiene i suoi occhi fissi su Dio anziché sull’approvazione di una assemblea affollata. In tal modo Timoteo è considerato un operaio che non ebbe di che vergognarsi.

Questo è il Perché sforzarsi. Adesso consideriamo il Come.

Timoteo deve sforzarsi nel trattare con precisione la parola della verità. Il modo attraverso il quale può presentarsi dinnanzi a Dio come un uomo approvato e fedele è tagliando rettamente la verità.

E’ nell’insegnamento e nella predicazione dove Timoteo avrà bisogno di investire di più le sue forze. Sforzarsi, in altre parole, significa lavorare duramente per la predicazione e l’insegnamento della Parola di Dio affinché la si tagli rettamente. Il ministro farà del suo meglio per interpretare la verità correttamente ed insegnarla accuratamente. Precisione e profondità sono richieste dalla sua esposizione. Egli deve infine esaminare il suo duro lavoro nella misura in cui il suo gregge verrà nutrito in maniera continuativa con la Parola di Dio.

In ATI noi addestriamo uomini per essere principalmente dei duri lavoratori nello studio e sul pulpito. Non ci sono scorciatoie per essere degli operai che non abbiano di che vergognarsi.

Ringraziando il Signore per un’altra conferenza nel nord Italia

 

Vogliamo ringraziare il Signore per lo scorso 20 e 21 gennaio a Cerea (VR) dove si è svolta la terza conferenza Predica la Parola sul tema “Il Vangelo: la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede”. L’Accademia ringrazia le chiese ed i credenti che hanno partecipato a circa due giorni molto intensi e ricchi di verità. Soprattutto ringraziamo il Signore per l’oratore speciale, il caro pastore Steve Kreloff. Steve ha predicato una serie di sermoni su Efesini 2. Abbiamo potuto considerare nuovamente la profonda depravazione dell’uomo e la profonda grazia di Dio nella salvezza. Siamo stati benedetti anche dalla predicazione di Massimo Mollica, uno dei professori dell’Accademia. Massimo ha presentato in maniera molto possente la dottrina della propiziazione. Abbiamo potuto approfondire il significato del sacrificio e della morte di Cristo sulla croce per chiunque crede.

Ricominciando da capo con un nuovo triennio d’addestramento

 

Siamo molto grati di annunciare l’inizio in quest’anno 2017 del nuovo ciclo d’addestramento che consisterà, piacendo al Signore, di altri tre anni. Il tutto riparte con il certificato di predicazione espositiva. Consultate il sito web dell’Accademia per visualizzare il programma per l’anno 2017. Che il Signore benedica gli uomini e guide di chiesa che Egli attirerà all’Accademia in questo nuovo triennio affinché siano completi e ben preparati (2 Tim 3:17).

Ricordando la Riforma Protestante e rinnovando l’impegno di fede dei riformatori

 

In questo nuovo anno 2017 la Chiesa ricorda la Riforma Protestante. Circa cinquecento anni fa il mondo fu incendiato attraverso la riscoperta della dottrina della giustificazione per fede. L’uomo dietro questa riscoperta non era altro che un semplice monaco tedesco di nome Martin Lutero. Tutto iniziò mediante la conversione di Lutero stesso. Come avvenne la salvezza nella vita di Lutero? Cosa lo portò dal buio e dalle tenebre delle opere e del sistema sacramentale alla verità e salvezza di Dio nel vangelo? Per Lutero avvenne come Dio ha stabilito che avvenga per tutti: attraverso la Sua Parola, mediante lo studio della Bibbia. La dottrina e la teologia della salvezza presenti nella Scrittura colpirono Lutero fino a trasformarlo e portarlo alla conversione. Il salmo 22 fu importante: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”

Lutero riconobbe una nuova immagine di Cristo. Lo studio di Paolo nella sua lettera ai Romani fu per Lutero d’inestimabile valore. Lutero agonizzò; Lutero lottò con il significato della parola giustizia usata da Paolo in Romani 1:17: la giustizia di Dio… Era un’espressione che fino a quel momento gli aveva incusso terrore. La giustizia di Dio era punitiva, cioè quella perfezione rivelata attraverso la legge di Dio che puniva il peccatore per i suoi peccati e per la sua incapacità d’adempiere la legge. Tuttavia studiando e ristudiando l’espressione anche nella sua lingua originale, vale a dire in greco, Lutero fu illuminato. Di quest’esperienza scrive egli stesso:

“Desideravo appassionatamente capire l’epistola di Paolo ai Romani ma una sola espressione impediva questa comprensione, cioè ‘la giustizia di Dio’. Io intesi questa giustizia come il fatto che Dio è giusto e agisce giustamente punendo l’ingiusto. La mia situazione era proprio questa. Come monaco ero impeccabile. Eppure rimasi davanti a Dio come un peccatore con una coscienza agitata. Non avevo nessuna fiducia che il mio merito L’avrebbe calmato. Dunque, io non amavo un Dio giusto ed adirato. Invece L’odiavo e mormoravo contro di Lui. Tuttavia continuavo ad aggrapparmi al caro Paolo e desideravo tanto capire cosa intendesse. Giorno e notte ho meditato finché ho visto la connessione tra la giustizia di Dio e la dichiarazione ‘il giusto per fede vivrà’. Poi ho compreso che la giustizia di Dio è quella giustizia che mediante la pura grazia di Dio ci giustifica attraverso la fede. Da lì mi sentii rinato e sentii di aver attraversato le porte del paradiso. Tutta la Scrittura prese un nuovo significato; mentre prima la frase ‘la giustizia di Dio’ mi riempiva d’odio ora era ripiena d’inesprimibile amore. Questo passo di Paolo divenne per me una porta per il cielo.”

L’Accademia si propone di ricordare nel 2017 la riforma e i riformatori. Lutero fu uno dei più importanti secondo la storia. Tuttavia, ci furono anche riformatori italiani che come Lutero abbracciarono la dottrina della giustificazione per fede attraverso la Parola di Dio. L’Accademia non intende ricordarli soltanto, ma si propone di seguire il loro impegno di fede, cioè una fede caratterizzata dal primato della dottrina e della predicazione della dottrina biblica. La dottrina suscitò la riforma non Lutero. Infatti, Lutero stesso a questo proposito disse: “La Parola ha fatto tutto; io non ho fatto niente”. Pregate insieme a noi affinché queste parole si avverino sempre di più per quanto riguarda le nostre vite cristiane, le nostre chiese, e i nostri ministeri.

Tribolati in ogni maniera, ma perseveranti fino alla fine!

 
Cari fratelli,

è un piacere e privilegio per me scrivervi nuovamente all’inizio del mese di giugno per darvi alcuni aggiornamenti sul ministero ATI.

Ringrazio il Signore per il lavoro fatto fin ora. Il ministero, grazie a Dio, è riuscito ad andare avanti fedelmente senza interruzione durante mesi di tribolazione come sapete bene a causa della pandemia. Sono grato per tutti voi che avete incoraggiato l’Accademia mediante la vostra partecipazione al nostro ministero recentemente.

Sono sicuro che in questo condividiamo un medesimo sentimento. Molti di voi avete lottato e lavorato duramente perché le vostre chiese proseguissero i loro ministeri nonostante avvolti dalla crisi. Ora che viviamo un momento di allentamento nelle misure protettive, noi tutti ringraziamo il Signore per la Sua provvidenza nel recente passato.

Non abbiamo promesse di giorni migliori in quest’epoca dalla Scrittura. Il nostro mondo offre turbamenti e sgomenti. Solo la pace data da Gesù ai suoi solleva il credente dall’affanno presente nel mondo.

“Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti” (Gv 14:27). “Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Gv 16:33). Il mondo odia (Gv 15:18).

Dal versetto 18 traspare che l’odio è per Gesù per primo e poi per i suoi discepoli. Il mondo perseguita, e perseguiterà, i discepoli di Cristo (Gv 15:20).

La pandemia ha fatto ricordare a tutti noi che la nostra missione come Chiesa di Gesù Cristo prosegue sempre di più verso giorni più difficili. Ciò non vuol dire che non apprezziamo momenti (tempi) di leggero respiro dalle preoccupazioni come sta avvenendo attualmente dalla graduale uscita dalla crisi del coronavirus.

Tuttavia, sono momenti. Sappiamo invece che la nostra speranza non è in questi giorni ma nella “beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tito 2:13). Speriamo in questo traguardo; siamo in attesa di quel ritorno quando nuovi tempi avverranno, tempi di ristoro e regno sulla terra (Atti 3:20-21). Noi viventi oggi aspettiamo il rapimento: “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a preparavi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Gv 14:2-3).

Perciò miei cari, l’Accademia intende consolarvi con tale verità, indirizzandovi alla vostra (nostra) comune e beata speranza, cioè Gesù Cristo, il Signore!

Vi avevo anticipato ad aprile l’opportunità di fare una serie d’incontri online su figure dalla storia della chiesa. Purtroppo tali studi non sono possibili ora. Questo progetto dovrà attendere l’autunno piacendo al Signore. Vi terremo certamente aggiornati sulla questione.

Sempre per l’autunno stiamo preparando un programma accademico ATI più accurato che mai. Intendiamo riproporre lo studio sul panorama della Bibbia svoltasi lungo l’anno 2019/2020.

Inoltre, proporremo il secondo anno dello stesso programma che include panorama della Bibbia. Questo secondo anno prevede uno studio lungo tutto l’anno su fondamenti di teologia pratica per la chiesa. Siamo persuasi che sia un secondo livello critico. Il secondo anno aiuterà il membro di chiesa a possedere una conoscenza pratica per come vivere la sua vita nella famiglia di Dio e corpo di Cristo.

Infine, per ora, vi chiediamo di pregare per il trasferimento del ministero ATI a Roma. Da quest’estate, l’Accademia insieme a me e alla mia famiglia dovrebbe stabilirsi a Roma. Ringraziamo tanto il Signore per la Chiesa Berea di Roma che ospiterà l’opera e la famiglia Gravino :). Serbiamo un affetto personale e profondo per loro da anni ormai. Partecipare al ministero di nuovo insieme a loro non può che rallegrarci!

Ringraziamo il Signore per l’opera fin ora ospitata dalla Chiesa Biblica di Messina. L’Accademia continuerà l’addestramento a Messina. Dopo 9 anni di ministero a Messina, la grazia di Dio ha fatto si di produrre ciò per il quale l’ATI s’adopera principalmente in Italia, la preparazione di pastori ed anziani per il pulpito e il ministero pastorale della chiesa. Sebastian Mendez, ora pastore ed insegnante della Chiesa Biblica, rappresenta tale frutto. Simone Marini, anziano della chiesa insieme a Sebastian, rappresenta un ulteriore frutto dell’opera.

Sarà una vera gioia continuare la collaborazione con loro e con la chiesa Biblica, un modello della chiesa “del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” (1 Tim 3:15). I preziosissimi credenti della chiesa di Messina mancheranno a noi infinitamente.

Con affetto in Cristo,

Johnny